PRESENTAZIONE
Immaginiamo il percorso delle vie d’acqua che dall’inizio della Val D’Ossola, attraverso il fiume Toce, il lago Maggiore, il Ticino e il Naviglio Grande, giunge fino a Milano. Immaginiamo ora le barche che lungo queste vie d’acqua, trasportavano i marmi da Candoglia fino al laghetto di Santo Stefano, posto a pochi passi dal Duomo di Milano. Questa immagine fortemente evocativa caratterizza il tema del cammino che, a fronte di un tema fortemente unitario, attraversa paesaggi molto diversi delineando a tratti contrasti interessanti. Nell’ultima tappa, per esempio, si parte nel silenzio più totale “camminando sull’acqua” tra le coltivazioni di riso in sommersione, per giungere alla fine della tappa nel cuore di Milano.
Il valore aggiunto è la presenza dell’acqua che non è solo paesaggio visivo, ma diventa paesaggio sonoro dove l’acqua si divide in una serie infinita di piccole rogge che cantano, d’estate insieme alle rane. Siamo in una zona fortemente antropizzata, quindi ricca di storia, dove contemporaneamente si cammina in luoghi isolati e tranquilli su terreno principalmente sterrato. A nord i bellissimi panorami sul lago si intercalano ai passaggi nei boschi e alle visite dei piccoli borghi rivieraschi. A sud si attraversa il parco del Ticino: il parco fluviale più grande d’Europa. L’itinerario nel suo insieme è quasi completamente ricompreso nel territorio dell’area MAB (Man and Biosphere) UNESCO Ticino Val Grande Verbano.
La parte antropica è l’elemento più interessante di questo cammino. I borghi affacciati sul lago e lungo il naviglio Grande, le dighe del Panperduto della fine del XIX secolo, le ville di Delizia tra Robecco sul Naviglio e Cassinetta di Lugagnano, sono sicuramente punti d’interesse degni di nota. Tuttavia, il senso del cammino è soprattutto nel legame fra l’uomo e un territorio d’acque, dove il paesaggio è il risultato delle soluzioni individuate dalle comunità a problemi legati ai livelli e dislivelli: livelli dell’acqua e dislivelli del terreno.
Siamo nella seconda parte del cammino, in pianura, dove la conformazione del terreno evoca a volte qualcosa di noioso e piatto. Ma proprio qui invece, dove l’acqua è stata artificialmente canalizzata in una serie infinita di corsi, il suo scorrere fa esplodere potentemente una tridimensionalità che appiattiamo nelle definizioni solo perché i nostri piedi e i nostri occhi sono incapaci di percepirla, e restituisce emotivamente tutta la bellezza e la complessità di questi luoghi.
Intrecci di canali creano isole dove l’acqua sembra proprio danzare. Marcite in inverno e risaie in sommersione dalla primavera all’estate, delineano un paesaggio ricchissimo di biodiversità. L’itinerario intercala passaggi sull’alzaia che costeggia il naviglio con passaggi tra boschi e campagne. Come forse si comprende il sentimento che accompagnerà questo viaggio non dipenderà tanto dai punti d’interesse in sé, che indubbiamente non mancano, ma dal profondo rapporto che si potrà instaurare con il territorio e il paesaggio, se avremo la sensibilità di coglierlo con occhi curiosi e sensibili.
Camminare lungo la Via del Marmo Rosa è come trasformarsi in una piccola goccia d’acqua. Essa potrebbe infatti raccontarci il territorio e la sua storia, tutti i percorsi di oggi ma anche quelli di ieri, perché come recita la scritta di un mulino dietro casa, “l’acqua ripassa, il tempo no”.
IL PERCORSO
Collocazione geografica del cammino
La Via del Marmo Rosa è il nuovo cammino lungo le vie d’acqua che hanno consentito, dalla fine del XIV secolo, il trasporto dei marmi per la costruzione della cattedrale milanese.
Attraversa il Piemonte e la Lombardia.
Il punto di partenza è simbolicamente Candoglia frazione di Mergozzo (VCO), dove è situata la Cava Madre, l’unica dalla quale attualmente si estrae il marmo per il restauro e la sostituzione degli ornati del Duomo.
Il punto di partenza della traccia è Ornavasso (facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici).
Il punto di arrivo è il Duomo di Milano.
L’itinerario, caratterizzato da una tematica fortemente unitaria, si sviluppa attraversando ambienti e paesaggi molto diversi fra loro ma tutti molto interessanti.
Paesaggi d’acqua
Si infilano gli scarponi, si allacciano le stringhe, si regolano i bastoncini, e poi… poi si alza lo sguardo ed è acqua. Acqua di fiume, di lago, di canali e navigli, poi infine la darsena e di lì fino al laghetto di Santo Stefano dove l’acqua può solo essere immaginata con l’aiuto di qualche fotografia o dedotta dall’odonomastica: via Laghetto, appunto. L’acqua è indubbiamente l’elemento che caratterizza i paesaggi di questo cammino.
Ogni corso d’acqua ha un odore e un colore differente, che a loro volta cambiano a seconda delle stagioni, della quantità e della temperatura dell’acqua.
Si inizia a camminare lungo il Toce, un fiume forte, dai colori che colpiscono lo sguardo. Dalla passerella che lo attraversa è difficile non essere rapiti dal suo colore. Il commento è inevitabile e diventerà facilmente uno spunto per due chiacchiere con altri camminatori incontrati per caso. Poi si alza lo sguardo al monte ed eccola, è lì davanti a noi. A mezza costa si scorge la Cava Madre di Candoglia, quella cattedrale al contrario le cui estrazioni sono dedicate in esclusiva al Duomo di Milano
L’arrivo al Duomo di Milano
I contrasti emotivamente forti sono la chiave di lettura di quest’ultima tappa.
Nella prima parte raramente si incontra qualcuno. si procede nella pace e nel silenzio attraversando il “mare a quadretti”, il paesaggio tipico della coltura del riso in sommersione che qui si mantiene tuttora.
Poi improvvisamente si ritrova il Naviglio Grande, e man mano che ci si avvicina a Milano ci si ritrova catapultati nella movida milanese, per poi giungere nel cuore di Milano dove spiritualità, arte e cultura si uniscono.
Qui, i beni immateriali che costituiscono il tema del nostro cammino, si materializzano in una delle costruzioni più ambiziose che l’uomo abbia pensato nel periodo medioevale: il Duomo di Milano.
– DUE MODI DI INTERPRETARE IL CAMMINO